COLLEZIONE DI ETICHETTE STORICHE (1940-1973)
Tra i molti interessi che Federigo Melis coltivò, a cavallo tra la sua attività di studioso e l’attualità, il più significativo fu certamente quello per il vino.
Gli anni che seguirono la conclusione della Seconda Guerra Mondiale costituirono, soprattutto per la vinificazione italiana, un momento basilare. Si prendeva coscienza del fatto che era ormai necessario passare dalla produzione spontanea tradizionale ad una vera e propria politica agricola, che introducesse criteri organici di selezione e certificazione della qualità dei prodotti, e nuove strategie di marketing. Fu il periodo nel quale si gettavano le basi per il successo della attuale vinificazione italiana.
L’intervento di Melis si sviluppò lungo due versanti. Da una parte l’attività scientifica dello studioso, che ripercorreva storicamente il fenomeno, attraverso numerosi saggi, raccolti dalla Fondazione Datini in uno dei volumi della collana “Opere sparse”.
Dall’altra l’attiva partecipazione al dibattito in corso, e il convinto sostegno alla tesi secondo la quale era necessario per l’Italia superare il gap con la produzione francese, che da tempo si era ormai posta il problema della gestione di questo settore economico in modo sistematico.
Nell’archivio lasciato da Melis, comparivano due nuclei:
- una collezione di vini in bottiglia, che è attualmente collocata in comodato presso il Museo della vite e del vino di Carmignano;
- una collezione di etichette (circa 2500 pezzi, fra cui numerosi doppioni) di vini italiani e stranieri, raccolte in un lasso di tempo compreso fra la metà degli anni Quaranta e la morte dello studioso (1973), che documenta con grande attenzione e sistematicità gran parte della produzione vinicola italiana del periodo, ma che offre interessanti spaccati e numerose curiosità anche su quella degli altri paesi (non solo europei). Complessivamente, i vini documentati sono circa 1500 per l’Italia e 250 per l’estero.
- una cinquantina di schede descrittive prodotte nel decennio a cavallo tra il 1960 e il 1970 dalla “Enoselezione Vini d’Italia”.
L’interesse di tale collezione, per chi studi l’evoluzione della industria vinicola, appare evidente.